L’UNIVERSO SIMBOLICO DELL’AQUILONE – seconda parte: TEATRO

Un aquilone non sostenuto da un flusso sarebbe moralmente insostenibile. Il sole fa il suo lavoro.

La presenza di una scena annienta ogni limite, anche morale. Prendilo come oggetto reale e fallo parlare come tale per emettere un giudizio sull’uomo. Assumilo come forma vuota ma esteticamente attraente e riempilo di qualsiasi vale per. Il teatro dell’aquilone è politico e sociale. Può essere la rappresentazione di una storia della manipolazione e dell’illusione del controllo e del governo. Se rimanda tuttavia a Dio, non lo so.

È evidente che nessun teatro dell’aquilone può svilupparsi in orizzontale, a meno che non sia un downwind, l’istantanea di un lungo bordo che all’esterno non proietta alcuna dialettica regolata da un contraddittorio, intimamente forse però muove quello che accadrà domani. La verticalità offre inoltre maggiori opportunità di sfruttare quell’urto contro le cose che è la prospettiva aberrata, che a sua volta abbraccia il segno che aveva caratterizzato il linguaggio dell’espressionismo tedesco. Così, se negli ultimi due anni di video lo smartphone aveva già sostituito le videocamere mantenendo il formato, in questo caso sono passato a quello verticale non per accomodarmi al mezzo, ma proprio perché lo esigeva l’oggetto.

La semitrasparenza – o l’incompiutezza – delle pareti permette di volgere il teatro dell’aquilone verso oriente, verso la stilizzazione delle ombre: campo e controcampo. 

Eccoli! Eccoli!
Facciamo finta di dormire!
Facciamo finta che siano loro ad avere in mano le maniglie!
Quello più grosso al massimo avrà le maniglie dell’amore!

RISATINE IN DISSOLVENZA. SI ADAGIANO A TERRA

 

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