SIGNAL HILL – A LONGBOARD SPEED RUN

Acrylics on canvas, cm 40 x 50

SIGNAL HILL SPEED RUN

C’è questo abisso circondato dal sole che prima o poi precipiterà nell’Oceano e dalle pompe che succhiano petrolio e la El Camino 350 di Jim O’Mahoney – editore di un paio di riviste di skate e di deltaplano e organizzatore della gara – che fa da skilift a qualche giovanotto gagliardo. The SIGNAL HILL SPEED RUN è la storia di quello che succede in questo dirupo dritto dritto californiano, 4 edizioni dal 1975 al 1978. La faccenda è narrata da Ben Harper – proprio QUEL Ben Harper – ed è disponibile anche in Europa contattando Mike a info@tunnelskateboards.com. E’ un evento fondamentale per la storia dello skateboard e soprattutto del downhill, sia a livello di costruzione mitica che di evoluzione tecnica, del tuck come lo conosciamo oggi, braccia indietro, dei puck e dei luge. Si nasce in piedi, ma le strade si dividono presto, con sistemi per stare sdraiati sempre più velocemente. Non riusciamo a vedere molto di quello che succede dentro le skatecar, ma riusciamo a vedere lo stile tagliato nell’eternità di aria fissa rovente di chi non rinuncerà allo stand up, come Grundy, Goldman e Hutson.

SIGNAL HILL SPEED RUN 2

Accanto ad un coraggio inarrivabile – un paio di tipi tornavano dal Vietnam, dopo quello avrebbero potuto sfidare qualsiasi cosa – questa manifestazione rivela una storia di infantile incoscienza e di assoluta approssimazione. Uno degli esempi più drammatici è Terry Nails – il primo spacciatore in skateboard su a Haight Ashbury, che risponde alla domanda se la collina l’avesse mai provata con un no, sarei solo morto prima – che sparato a manetta e senza freni col suo Stroker perfora l’ultimo ostacolo di balle di paglia e finisce nel traffico, dove viene investito e un pochetto tritato tra i rivetti del suo siluretto. Se la cava, ma peggio va a tanti altri, sia tra i rider che tra gli spettatori, falciati ogni tanto da tavole schizzanti ad altezza tibia/perone. Chi se la vede veramente brutta è questa meravigliosa – chi non avrebbe avuto una cotta per lei? – ragazza di nome Tina Trefethen, strappata per i capelli da comare secca dopo una specie di supernova nel marciapiede.

Un film veramente fantastico – che per me insieme a NitroAmerica 2014 March Meet di Les Mayhew è la rappresentazione dei migliori risultati dei nostri primi 11.000 anni di civiltà – che oltre a regalare un’ora e mezza di puro piacere può dare il via alle idee più devastanti.

NON COSTRUIRO’ UNA REPLICA DELLO SLITTINO DI SAM PUCCIO

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NON COSTRUIRO’ UNA REPLICA DELLO SLITTINO DI SAM PUCCIO…

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